Uno dei concetti cardine del nostro approccio all’afasia sta nella continuità terapeutica.
Per continuità terapeutica intendiamo sia la continuità tra le diverse fasi nel passaggio ai diversi operatori, sia la possibilità di favorire nella persona un processo di riconoscimento e di integrazione che vada oltre l’elemento di rottura rappresentato dal deficit cognitivo acquisito.
Nel percorso terapeutico però ciò determina un aumento di complessità che non può essere gestito da una singola figura professionale, ma piuttosto da un gruppo di lavoro multi-rappresentato dal punto di vista delle competenze. Un gruppo che può attivare nelle diverse fasi, e a seconda delle priorità, una specifica competenza, senza che però tale parte sia separata dall’insieme perdendo efficacia. L’intervento specifico rappresenta infatti un valore se è inserito in un processo più ampio che ha come riferimento la persona e la sua rete sociale.
Uno dei fattori specifici del nostro gruppo di lavoro è quello di avere a disposizione degli psicologi psicoterapeuti in grado di utilizzare le loro competenze “psi”, in un terreno solitamente percepito più fertile per quelle “neuro.” Anche l’attività dell’assistente sociale, che solitamente è mirata all’indicazione dei servizi riabilitativi e all’attivazione dei diritti assistenziali, ha assunto un valore aggiunto nel trovare anche le risorse territoriali per facilitare concretamente la partecipazione sociale.
Al fine di favorire il successo dell’approccio proposto, mezzo di fondamentale importanza diventa l’intervento formativo rivolto sia agli operatori, per fornire loro strumenti in grado di attivare una comunicazione il prima possibile con la persona, nonostante l’afasia, sia a livello di familiari per sensibilizzarli alle diverse tappe ed alle diverse variabili del percorso, con particolare attenzione a comunicare loro che, a seconda dei bisogni, esistono diverse risorse da utilizzare.
Resta aggiornato