In Italia l’ictus cerebrale è la prima causa di disabilità.
L’ictus è un danno che colpisce il cervello. I cambiamenti causati dall’episodio neurologico possono riguardare il movimento, la vista, le funzioni cognitive, l’umore, i comportamenti ed il ruolo sociale di una persona. Per dimensioni epidemiologiche è un problema di rilievo sociale ed uno dei più gravi problemi sanitari e assistenziali. In generale i cambiamenti non riguardano solamente la persona che è stata colpita, ma coinvolgono l’insieme delle sue relazioni significative.
Il bisogno di aiuto permanente o temporaneo può diventare significativo durante la fase cronica dell’iter riabilitativo quando il paziente torna nell’ambiente domestico e diventare una condizione duratura che richiede una più ampia ri-organizzazione di vita.
Di solito questo aiuto è fornito dal familiare più vicino come un coniuge o un figlio che vive con la persona che ha avuto l’ictus, definiti altresì caregiver (donatori di cura).
Il donatore di cure o caregiver tende a trascurare la propria salute e la propria esperienza negativa (Grigorovich A., 2015), eppure prendersi cura dei pazienti colpiti da ictus è gravoso e può influenzare diversi aspetti oggettivi e soggettivi della vita del caregiver: la salute fisica, la salute emotiva, la vita lavorativa, gli aspetti economici, la mobilità sociale, le relazioni interpersonali e la vita sessuale.
Le linee guida dell’Italian Stroke Organizzation (ISO) dichiarano nello Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion (SPREAD):
“La maggior parte dei caregiver dei pazienti con ictus presenta disturbi dell’umore, isolamento sociale ed un peggioramento della salute durante i tre anni successivi all’ictus. Ciò può avere un effetto negativo sul recupero funzionale, sulla salute del paziente e sulla qualità della vita di entrambi. “(pag 162, Sintesi 15.65)
Gli studi in letteratura sulle conseguenze psicologiche del donare cura ai pazienti con ictus riportano che i caregiver vivono l’esperienza di disabilità del caro con un livello elevato di sintomi ansiosi e depressivi che oscillano tra il 17 e il 50% (Wan-Fei 2017; Suh, 2005; Berg, 2005).
“Prendersi cura di chi si prende cura” è sia un intervento che un progetto di ricerca gratuito per i caregiver. L’intervento prevede l’uso della Mindfulness, una tecnica usata in medicina per ridurre sintomi ansiosi e depressivi che si è dimostrata scientificamente efficace. Il protocollo scelto è di Mindfulness based stress reduction(MBSR) (Blanck, 2018).
La durata prevista è di quattro mesi (16 incontri). Ci impegneremo ad analizzare i dati e pubblicare i risultati per renderlo replicabile in altre realtà.
Noi crediamo ad una salute accessibile e per questo vorremmo finanziarlo attraverso il Crowdfunding!
Se vuoi saperne di più contatta mariateresa.matera@cirpafasia.it.
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